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ELEZIONI: VOTI VALIDI 3,75%/ UN'URNA FUNERARIA PER I COMITES E NON SOLO!?

Eh si, credo proprio che con le recenti elezioni del 17 aprile - con le quali si sono rinnovati, dopo ben undici anni, i Comitati degli Italiani all'Estero, sopravvissuti alla desertificazione subita dalla rete consolare italiana in questi ultimi lustri - si sia celebrato il de profundis per questi organismi. Sì, credo proprio che le urne di quest’ultimo evento elettorale siano state le urne funerarie dei Comites e, temo, per l'intera filiera della rappresentanza delle comunità italiane all'estero. Ovvero anche per il CGIE (sia pure dimagrito di un terzo, nella futura composizione) e per la stessa Circoscrizione Estero con i suoi diciotto parlamentari che, peraltro, si ridurranno comunque già a dodici se diventerà legge la modifica del Senato attualmente in discussione nel parlamento italiano.


Per rendersene conto basta riflettere sui dati relativi alla partecipazione all’evento elettorale forniti dalla Direzione generale degli italiani all’estero della Farnesina: elettori iscritti 6,5% degli aventi diritto, votanti effettivi 4,46%, voti validi 3,75%. Dati che sicuramente ridaranno fiato a quanti, soprattutto nel Parlamento italiano, da sempre sono stati contrari ad uno o l’altro di questi organismi se non addirittura all’intera filiera della rappresentanza istituzionale degli italiani all’estero.

E, per organizzare questo funerale, in tanti ci hanno messo un po’ del suo:

* Quei parlamentari che, con l’intento di volerne modernizzare l’impianto legislativo (peraltro datato solo 2003), hanno contribuito a rimandare alle calende greche il rinnovo dei Comites che, altrimenti, doveva esserci nel 2009 facendo perdere, così, agli italiani all’estero la grande opportunità di poter attrarre e coinvolgere in queste strutture di rappresentanza le migliaia di giovani italiani - di seconda e terza generazione - che erano stati gli attori principali del Convegno mondiale dei giovani italiani all’estero che era stato organizzato a Roma alla fine del 2008.

* Quei governi, iniziando dall’ultimo governo Berlusconi, che, per le difficoltà finanziare del Paese e quindi per risparmiare sui costi delle elezioni dei Comites, hanno preso al balzo l’opportunità offerta da coloro che lavoravano per una nuova legge per rinviarne continuamente il rinnovo.

* Quelli che hanno pensato di testare, con queste elezioni per il rinnovo dei Comites, la (grande) novità della preiscrizione nell’Albo elettorale dell’Ufficio consolare di riferimento per coloro che volevano essere elettori dei Comites. Cioè una vera e propria primizia per gli elettori italiani che, evidentemente, richiedeva più tempo con una migliore e più diffusa informazione sia da parte della rete diplomatico-consolare che dei media e dello stesso associazionismo italiano.

* Quelli che - constatato il flop nella presentazioni delle liste elettorali in molte Circoscrizioni consolari nonché il ridicolo numero delle preiscrizioni per la scadenza elettorale di metà dicembre dello scorso anno - hanno sollecitato e ottenuto lo spostamento delle elezioni al 17 aprile facendo, così, scemare quel pur minimo di entusiasmo che, nell’autunno, si era creato nelle comunità italiane intorno al rinnovo dei Comites. E questo può magari spiegare, in parte, l’assurdità che non tutti gli elettori che si erano preiscritti negli Albo elettorali hanno poi votato pur avendo ricevuto a casa il plico elettorale.

* Quelle organizzazioni ed associazioni italiane che, ancora una volta, non hanno candidato i loro dirigenti di punta nelle elezioni dei Comites, ovvero i loro dirigenti più qualificati e maggiormente conosciuti tra le comunità italiane che, per lo più, continuano a non candidarsi per questi organismi (La loro scarsa presenza nelle liste dei candidati e la non riconoscibilità politica delle stesse liste possono aver inciso nella bassissima partecipazione al voto).

* Quegli eletti all’estero nel parlamento italiano che non avendo dimostrato, più di tanto, di saper rappresentare e difendere gli interessi degli italiani all’estero - basta vedere quanto è accaduto negli ultimi lustri (in negativo ovviamente) alla rete consolare, ai corsi di lingua e cultura ed alla fiscalità sulla casa in Italia degli emigrati - di fatto hanno squalificato agli occhi degli emigrati anche il ruolo di rappresentanza dei Comites e del Cgie (Questo può pure spiegare la ridicola percentuale di preiscrizioni).

Poi, poi naturalmente - insieme ad altri probabili motivi - vi è pure un altro fatto del quale non si può più non tener conto e cioè che nel mondo tra gli oltre 4.636.647 cittadini italiani e tra i 3.747.341 elettori, nella stragrande maggioranza, vi sono ormai italiani di seconda, terza e quarta generazione che non sono affatto interessati al Sistema Italia ed alle sue istituzioni di rappresentanza (Comites, Cgie e la stessa Circoscrizione Estero) e la nuova emigrazione, quella 2.0 per intenderci, vive in un mondo tutto suo parallelo a quello della “vecchia” emigrazione senza che i due mondi si incrocino mai, salvo rare eccezioni, e non sembra per niente interessata a queste istituzioni che, molto spesso, non conosce neppure.

Ciò detto è evidente che l’intero impianto della rappresentanza, compreso l’associazionismo tradizionale – che poteva andar bene sino a quando gli italiani all’estero erano in maggioranza emigrati di prima generazione - dovrà essere rivisto completamente alla luce dell’attuale presenza italiana nel mondo e delle “sue” aspettative ed esigenze di stare insieme e di rappresentanza nei confronti dell’Italia. Aspettative ed esigenze che “loro” stessi dovranno esprimere e non altri!

Dino Nardi

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