TROPPA DEMOCRAZIA FA MALE?
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La Svizzera perde pezzi. Il segreto bancario per gli stranieri sta svanendo. Per gli svizzeri potrebbe essere questione di tempo. La “formula magica”, che ha retto il governo elvetico dal 1959 al 2008, è stata strapazzata e archiviata. L’esercito è stato ridimensionato. La neutralità c’è ancora, più o meno, a cinquecento anni dalla battaglia di Marignano, ma chi se ne ricorda? Ora traballa anche una delle istituzioni fondanti della moderna democrazia semi diretta elvetica: l’iniziativa popolare costituzionale”. Di questo scrive Fabio Dozio in “Elvetiche”, rubrica che tiene sul mensile “La Rivista”, diretto a Zurigo da Giangi Cretti.
“È stata introdotta nella Costituzione nel 1891, per permettere al popolo di modificare in modo parziale la Carta fondamentale, inserendo nuovi articoli. All’inizio si richiedevano 50.000 firme, dal 1977 ne necessitano 100.000. Dal 1976 le firme vanno raccolte nell’arco di 18 mesi, prima non c’erano limiti. L’uso di questo strumento si è evoluto nel corso degli anni. Dal 1891 al 2011, su 145 iniziative popolari in votazione ne sono state accettate solo 12. Dal 2002 ne sono state approvate 10 su un totale di 53. L’iniziativa costituzionale inserisce un articolo nella Costituzione, ma per rendere applicabile questo dettato costituzionale, Governo e Parlamento devono definire una legge di applicazione. In sostanza in questi ultimi anni la Costituzione è stata “appesantita” con precetti che a volte non meriterebbero di essere elevati al rango costituzionale. Inoltre, sempre in questi ultimi anni, l’iniziativa popolare è stata usata quale strumento di campagna elettorale da parte dei partiti, in particolare l’UDC.
Lo scorso anno ha fatto discutere l’esternazione della ex Cancelliera della Confederazione, Annemarie Huber-Hotz, la quale ha proposto di vietare ai grandi partiti che hanno un gruppo parlamentare di lanciare le iniziative popolari. Il diritto d’iniziativa, ha ricordato la Huber-Hotz, è stato creato per le minoranze non rappresentate in Parlamento e al Governo. Apriti cielo! Per molti politici e commentatori mettere in discussione un pilastro della democrazia semi diretta è inaccettabile. Si tratta di un tabù che non può essere manomesso.
Il presidente tedesco Joachim Gauck, in occasione della sua recente visita in Svizzera, ha polemicamente affermato che “la democrazia diretta può comportare dei pericoli, quando i cittadini votano su temi molto complessi”: il riferimento al 9 febbraio 2014 non era casuale!
Ora il dibattito sulla riforma dell’iniziativa è stato rilanciato in modo energico da Avenir Suisse. Il laboratorio di riflessione del padronato svizzero ha presentato in aprile un documento di settanta pagine che illustra una serie di misure volte a “rafforzare l’efficacia della democrazia diretta”. Si tratta di cinque riforme, applicabili singolarmente o nel loro insieme.
1) Prima della raccolta delle firme la Cancelleria federale dovrebbe esaminare e valutare la validità giuridica dell’iniziativa. 2) Aumentare le firme necessarie da 100.000 a 210.000, che corrisponde al 4% degli aventi diritto di voto. 3) Introdurre un referendum obbligatorio sulla legge di applicazione dell’iniziativa. In questo modo potrebbero essere dissipati i dubbi relativi al “rispetto della volontà popolare”. 4) Introdurre l’iniziativa legislativa. La costituzionalità di molte iniziative popolari è ambigua. Si tratta di prendere esempio dai cantoni, dove questa iniziativa, che permette di formulare una legge senza toccare la Costituzione, è in vigore da oltre cent’anni. Il numero di firme dovrebbe ammontare al 2% degli aventi diritto di voto, vale a dire 105.000 firme. 5) Da ultimo si propone di sottoporre al voto una sola iniziativa per volta, per evitare confusione e disinformazione.
“Queste proposte di riforma – scrive Avenir Suisse – non rappresentano una limitazione della democrazia diretta, bensì una concentrazione e una differenziazione”.
Già nel 2004 il deputato socialista Andreas Gross propose di introdurre l’iniziativa legislativa, ma il Consiglio nazionale restò sordo. L’iniziativa legislativa è veramente un’alternativa alla situazione odierna? Difficile valutare perché c’è il pericolo di moltiplicare a dismisura le proposte di legge e c’è chi teme che possa mettere in pericolo il federalismo. Ci sono pro e contro, ma sarebbe utile dibatterne e mettere in discussione l’iniziativa popolare. Lo storico Jean- François Bergier lo proponeva più di venti anni fa, con arguta lungimiranza. “Manipolati, sconfessati dall’astensione della maggioranza, perché questi strumenti imperfetti della democrazia diretta che sono il referendum e l’iniziativa costituzionale devono rimanere tabù intoccabili?” -scriveva Bergier – “La cosa fondamentale, per la Svizzera, non è di mantenerli a tutti i costi, e ancora meno di trincerarsi dietro di essi per disprezzare l’Europa””.
Fabio Dozio