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IMU – ASSICURAZIONE MALATTIA – CONTI BANCARI: LA PALLA ALL’AGENZIA DELLE ENTRATE

Da alcuni mesi gli emigrati italiani in Svizzera, come pure tanti ex emigrati rientrati in Italia, sono confrontati con tre questioni che tolgono loro il sonno e la cui soluzione sembra essere di competenza del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), ovvero dell’Agenzia delle Entrate. Questo è quanto emerge sia nelle conferenze che tengono in Svizzera gli esperti della UIM e dell’ITAL UIL, che dalle telefonate preoccupate di decine di emigrati ed ex emigrati che giungono ormai giornalmente negli uffici di queste due organizzazioni per avere maggiori informazioni.


Una prima questione che, peraltro, interessa l’intero mondo dell’emigrazione italiana e non solo quella in Svizzera, riguarda l’articolo 9 bis della Legge 47 del 28 marzo 2014 concernente i benefici fiscali per IMU-TASI-TARI a decorrere dal corrente anno (2015) per l’abitazione (ovviamente sfitta e tenuta a propria disposizione) posseduta in Italia dai pensionati italiani iscritti all’AIRE: ritenuta finalmente anch’essa “prima casa” quindi niente più IMU, e tassa ridotta ad un terzo per la TASI e la TARI. Il primo problema che sta emergendo a questo proposito è che, ad oggi, questa norma è praticamente sconosciuta alla stragrande maggioranza dei Comuni italiani e quindi dei rispettivi Uffici Tributi che lamentano di non aver ancora ricevuto informazioni né dall’ANCI né dall’Agenzia delle Entrate. Il secondo problema - che pure si pone e che, come ci è stato riferito, dovrà essere risolto dall’Agenzia delle Entrate - è conoscere il tipo di documentazione che devono produrre i pensionati agli Uffici Tributi per dimostrare il loro “status”, soprattutto da parte di coloro che sono titolari di una sola pensione estera e non italiana.

Una seconda questione riguarda gli emigrati pensionati che rimpatriano dalla Svizzera e devono assicurarsi contro le malattie con il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) italiano. Ci risulta che ultimamente in alcune ASL del territorio italiano, contrariamente a quanto avveniva in passato, si creino difficoltà a consentire l’iscrizione al SSN a queste persone che rientrano dalla Confederazione Elvetica cancellandosi dall’AIRE: in alcuni casi si chiede loro di continuare a mantenere l’assicurazione in Svizzera (pagandone i relativi premi, ovviamente) per aver diritto alle prestazioni sanitarie in Italia da parte del SSN; in altri casi, ritenendola una iscrizione volontaria, si chiede loro di pagare una quota di iscrizione annuale, pari al 7,50% del reddito complessivo, applicando la stessa normativa valida per i cittadini comunitari (sic! Anzi doppio sic! Perché dovrebbe esserci questa discriminazione per un cittadino italiano che comunque paga le sue tasse in Italia sulla sua pensione svizzera?). Per trovare una soluzione a queste situazioni il Ministero della Sanità, interpellato in merito - come ci è stato comunicato personalmente e pure rispondendo ad una interrogazione parlamentare - ha posto il quesito all’Agenzia delle Entrate.

Una terza questione è, invece, legata al recente Protocollo fiscale firmato dall’Italia e dalla Svizzera lo scorso 23 febbraio 2015 che ha modificato la Convenzione bilaterale per evitare le doppie imposizioni fiscali del 1976. Un Protocollo con il quale si è posto termine al segreto bancario tra i due Paesi con scambio di informazioni consentendo, altresì, ai contribuenti italiani di potersi mettere in regola con il fisco italiano dichiarando i loro conti bancari/postali nascosti in Svizzera attraverso un provvedimento oneroso (Voluntary disclosure) da fare entro la scadenza del prossimo 30 settembre per poter beneficiare di condizioni migliori in termini di anni retroattivi da sanare e di oneri da pagare.

In conseguenza di questo nuovo accordo i conti bancari/postali in Svizzera intestati a cittadini italiani non residenti in Svizzera sono stati tutti bloccati in attesa che gli stessi regolarizzino la loro posizione con il fisco italiano. Tra questi conti bloccati figurano anche quelli intestati ad ex emigrati italiani pensionati, con i loro risparmi di una vita di sacrifici, non avendoli chiusi dopo il loro rimpatrio pensando, magari, di utilizzarli quando ritornano in Svizzera in visita ai figli, che sono rimasti in questo Paese con le loro famiglie, se non addirittura in previsione di un loro successivo e definitivo rientro in terra elvetica quando la vecchiaia incomincerà a farsi sentire e sorge il bisogno di riavvicinarsi ai figli. In altri casi questi ex emigrati italiani sono, invece, obbligati a mantenere in Svizzera un loro conto per riscuoterci la rendita del Secondo Pilastro (Cassa pensione aziendale) che gli Istituti di Previdenza non sempre versano all’estero.

Il denaro depositato in questi conti, quindi, non è frutto di esportazione illecita di capitali dall’Italia e neppure di dubbia provenienza per cui bene ha fatto il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero ad intervenire nei confronti del MEF affinché l’Agenzia delle Entrate individui una norma ed una modalità più semplice e meno onerosa per la regolarizzazione di questa tipologia di conti bancari/postali. Nell’attesa suggeriamo comunque a tutti gli ex emigrati, titolari di questi conti bancari/postali in Svizzera, di rivolgersi al più presto ad un CAF UIL più vicino per una consulenza su come avvalersi del provvedimento oneroso (Voluntary disclosure) per regolarizzare la propria situazione nel confronti del fisco italiano.

Adesso non resta altro da sperare che la burocrazia italiana, nella fattispecie quella dell’Agenzia delle Entrate, dia al più presto una risposta ai tre quesiti ricordati per consentire agli emigrati ed ex emigrati italiani, coinvolti da questi problemi, di poter dormire sonni più tranquilli!

Dino Nardi

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