Questa truffa è stata un "gioco da bambini“
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E‘ stato un gioco da bambini chiedere agli istituti di previdenza professionale di liquidare i risparmi degli assicurati su un conto di terzi“. Questo non lo dice un giudice oppure una vittima ma lo stesso Antonio Giacchetta in una lettera ai suoi connazionali. Aveva fatto trasferire i soldi della cassa pensione sui suoi conti tra il 2001 e il 2009. Nel 2009 fu scoperto. Sei anni dopo viene presentato l’atto d’accusa dalla procura di Zurigo.
Negligenze:
Vari emigranti italiani truffati hanno intrapreso il cammino processuale che inizia davanti ai tribunali cantonali delle assicurazioni sociali e termina davanti al tribunale federale come ultima istanza. Il tribunale federale dovrà decidere se nel caso “Giacchetta” gli istituti di previdenza professionale abbiano osservato l’obbligo di cautela, quando hanno trasferito il capitale ad un terzo ignoto. Solo se il tribunale federale dovesse riscontrare una negligenza saranno risarciti i pensionati.
Il TF ha condannato a fine febbraio la fondazione di libero passaggio della banca cantonale di Zurigo (ZKB) che dovrà quindi pagare ad un pensionato di 69 anni i suoi 86.000 franchi e gli interessi. La banca li aveva erroneamente trasferiti a Giacchetta. Il regolamento della ZKB prevede un‘autentificazione ufficiale dell‘avviso di liquidazione che secondo il tribunale mancava. La ZKB non si esprime in merito.
Marco Tommasini, che attraverso il „Comitato Difesa Famiglie“ tutela gli interessi dei danneggiati potrà rallegrarsi solo a metà visto che a fine marzo una seconda sentenza dei giudici federali a Lucerna ha scagionano l’AXA che non dovrà rimborsare ad un pensionato di 74 anni un capitale di oltre 282.500 franchi. “Non capisco le diverse sentenze del TF visto che si tratta di fatti identici“ dice Tommasini. Il padre di Tommasini, anche lui vittima di Giacchetta, è stato risarcito dalla Swiss Life nel 2012.
La giurista Liliana Kleiser dello studio Kieser Senn Partner segue parecchi casi dell’affare Giacchetta. Tra questi anche i due casi che abbiamo menzionato. Kleiser ritiene le due sentenze incompatibili. „Le vittime sono state derubate dallo stesso delinquente che procedeva sempre nello stesso modo“. Non si capisce quindi come mai all’infuori della ZKB e della Swiss Life tutti i verdetti sono stati decisi a favore delle casse pensioni.
Con l’ultima sentenza a favore dell’AXA, l’assicurazione non dovrà risarcire la coppia di coniugi pensionati perché questi avevano ricevuto per due anni una rendita mensile. Secondo il tribunale i pensionati avrebbero così acconsentito ex post al trasferimento del loro fondo pensionistico sul conto di Giacchetta. In altre parole le vittime avrebbero dovuto accorgersi che qualcosa non quadrava. Per Kleiser questa “accettazione arretrata” è giuridicamente molto discutibile. “Le vittime avrebbero eventualmente accettato che fosse l‘istituto di consulenza INCA a pagare loro la mensilità ma mai avrebbero acconsentito al trasferimento del loro capitale sul conto di Giacchetta”. Per AXA la sentenza prova che la liquidazione dei soldi della previdenza professionale si è svolta senza un loro errore.
Il caso più infame di truffa del secondo pilastro:
L‘ atto di accusa della procura di Zurigo mostra nel caso Antonio Giacchetta, come sia stato facile per il direttore dell‘ ufficio INCA farsi trasferire fondi di pensioni che non gli appartenevano. L‘ INCA a Zurigo era la mano lunga del sindacato italiano CGIL. L’Italia offriva attraverso l‘ INCA agli emigrati italiani una consulenza gratuita. L’ INCA si occupava di assicurazioni, di previdenza e riempiva i formulari della dichiarazione dei redditi dei migranti. Giacchetta lo aveva fatto per 20 anni in maniera competente. Poi dal 2001 ha iniziato a falsificare le firme delle persone assicurate e dei loro coniugi e anche le autentificazioni del consolato italiano. Con questi documenti illegali ha raggirato parecchie casse pensioni e fondazioni di libero passaggio –UBS, CS, AXA, Swiss Life, ZKB, Banca Migros – e si è fatto trasferire i fondi della previdenza degli emigranti sui suoi conti.
Giacchetta stesso era stupefatto per come era facile il broglio, scrisse nel maggio 2014 alle vittime. Secondo l’atto d’accusa l’ex direttore si fece trasferire tra il 2001 e il 2009 il fondo di previdenza di 250 connazionali su conti intestati all’INCA ma ai quali solo lui era autorizzato. CHF 34,1 Mio. furono trasferiti in questo modo. CHF 27,7 Mio sono stati in seguito pagati come rendite mensili. Di CHF 7,4 Mio manca ogni traccia. Il danno che ha causato è immenso perché le persone colpite vivono oggi in situazioni precarie non avendo altri risparmi. Parecchie vittime vivono della sola AVS, e quindi sono stati costretti per esigenze economiche a trasferirsi in Italia, perché li i soldi durano più a lungo.
A partire dal 26 agosto Giacchetta dovrà assumersi, davanti al tribunale distrettuale di Zurigo, le proprie responsabilità per appropriazione indebita, truffa e falsificazione di documenti. Se fosse per la procura di Zurigo Giacchetta, che attualmente lavora come contabile per un’impresa italiana, dovrebbe trascorrere i prossimi nove anni dietro le sbarre. Alla „NZZ am Sonntag“ Giacchetta dichiara: “Attendo tranquillamente il processo –confermo i miei errori “.
Di Charlotte Jacquemart, traduzione di Marco Tommasini