Perché, tra gli anni Cinquanta e gli anni Settanta, le lavoratrici e i lavoratori italiani in Svizzera favorirono, operando in associazioni e organizzazioni di vario genere, l’apertura di scuole private per i propri figli? Che cosa rendeva così complicati i percorsi scolastici delle bambine e dei bambini italiani nelle normali scuole pubbliche elvetiche? Quali difficoltà si sono trovati più frequentemente ad affrontare gli scolari italiani in Svizzera? A questi interrogativi cerca di rispondere Paolo Barcella nel suo nuovo libro “Scolari ospiti. Italiani a scuola in Svizzera” pubblicato da Biblion (148 pagine – 15 euro).
Il volume - arricchito dai contributi di Guglielmo Bozzolini, Toni Ricciardi e Angelo Villa – parte dalle carte conservate presso gli archivi delle scuole “Enrico Fermi” di Zurigo e “Dante Alighieri” di Winterthur. La ricostruzione storica è intrecciata a una riflessione su centinaia di scritture scolastiche – realizzate in epoche diverse da alunne e alunni italiani – con l’obiettivo di cogliere da un lato i loro vissuti, dall’altro i riflessi delle trasformazioni sociali e culturali che hanno attraversato la comunità italiana nella Confederazione Elvetica.
Paolo Barcella è ricercatore presso l’Università degli Studi di Bergamo, dove insegna Storia contemporanea e Storia dell’America del Nord. Si è occupato di storia delle migrazioni italiane (con particolare riferimento alla Svizzera e agli Stati Uniti), di storia sociale dell’alta Lombardia e di movimenti e culture xenofobe in Europa.