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Il segretario del CGIE Michele Schiavone a colloquio con “La Notizia di Ginevra” - di Carmelo Vaccaro

Abbiamo intervistato Michele Schiavone, Segretario Generale uscente del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE), sui problemi irrisolti e quelli in arrivo con l’ultima finanziare, che prevede ulteriori tagli per la comunità italiana all’estero. Ricordiamo che il CGIE, maggiore organo di rappresentanza degli italiani all’estero, a distanza di 8 mesi non si è ancora insediato. Lo scorso 9 aprile in Svizzera sono stati eletti 5 consiglieri.


Segretario generale notiamo che oggi gli italiani all’estero non hanno interlocutori credibili con il nuovo governo. A distanza di 8 mesi dalle elezioni, ancora non è stata convocata l’assemblea d’insediamento del CGIE, quali sono i motivi?
Da anni l’instabilità del sistema politico italiano mina l’efficacia dell’azione governativa i cui effetti si riversano sulla stabilità dei governi e di conseguenza sulla credibilità delle istituzioni e sull’immagine del nostro Paese nel mondo. A ciò si aggiunge senza mezzi termini la subalternità con cui da 75 anni vengono promosse le politiche per gli italiani all’estero, spesso marginali e in molti casi decisamente insufficienti nelle azioni di governo. L’inadempienza degli obblighi governativi, com’è il caso della mancanza dell’insediamento del CGIE, a 8 mesi di distanza dalle elezioni del mese di aprile scorso, confermano l’annoso disinteresse per il fenomeno migratorio italiano. Questa condizione si è acuita dall’inizio del nuovo millennio, da quando l’emigrazione italiana è stata derubricata a mobilità di professionisti e di accademici di successo. Non sono bastati i parlamentari eletti nella circoscrizione estero a incidere sulla legislazione corrente per adeguarla alle bisogna dei nostri connazionali. Anzi, solo pochi di loro negli ultimi 16 anni sono stati all’altezza del compito assegnatogli.

Il 3 dicembre 2021 sono stati rinnovati i Comitati degli italiani all’Estero (Com.It.Es.) e in Svizzera ci sono stati numerosi avvicendamenti. Tuttavia molti Com.It.Es. non hanno ricevuto contributi. Perché tutto ciò sapendo che senza finanziamenti difficilmente potranno operare per la comunità che rappresentano?
La rappresentanza territoriale affidata ai Com.It.Es. va intesa e applicata ai sensi della legge 286/2003, che conferisce a questi organismi dei compiti e delle prerogative ben precise. Parliamo di organismi istituzionali italiani e come tali vanno sostenuti finanziariamente e riconosciuti da parte del governo e accompagnati nelle loro attività dai Consolati e dalle Ambasciate. Senza questi presupposti il loro operato rischia di essere aleatorio, o peggio, messo sempre in discussione. Una volta per sempre il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale deve applicare i dettami legislativi che assegnano ai Com.It.Es. compiti diversi dalle associazioni e, perciò, deve distribuire equamente le poche risorse finanziarie annuali assegnate al capitolo 3103, rispettando le tempistiche delle erogazioni e definendo criteri trasparenti per far operare tutti i 118 organismi. Ogni Com.It.Es, ha una propria storia e risponde ai propri elettori, compresi i 7 istituiti in Svizzera, diversi dei quali nel 2022 hanno ricevuto contributi risibili e comunque insufficienti per operare. Su 118 Com.It.Es. potenziali solo 46 hanno ricevuto dei contributi per realizzare dei progetti. Parte di questi squilibri è attribuibile anche alla disattenzione dei Consolati o delle Ambasciate.

Molti italiani all’estero si lamentano per i disservizi consolari perché gli uffici sono ingorgati o per carenza di personale. Per il rinnovo dei passaporti c’è un’attesa di 8/9 mesi, per la Carta d’Identità non ci sono nemmeno appuntamenti. Molti connazionali si recano in Italia a richiedere la Carta d’identità cartacea, la cui validità non è riconosciuta in tanti paesi europei. Come si potrebbe alleviare questa sofferenza.
Mi limito a constatare che i servizi consolari producono un gettito fiscale computato nel bilancio dello stato. Gli annosi disservizi presenti nella rete consolare nuocciono all’immagine dell’Italia, allontano i cittadini dalle istituzioni e creano forti disagi nelle nostre comunità. I ritardi accumulati difficilmente saranno colmati con le 520 nuove assunzioni se nella rete estera non sia avvia la semplificazione delle procedure amministrative e la digitalizzazione dei servizi. I consolati devono allungare gli orari di apertura degli uffici e acquisire ulteriori strumenti per produrre più carte d’identità. Di fronte all’emergenza amministrativa serve un’iniziativa straordinaria tesa ad aumentare l’operatività dei funzionari e a usare parte del gettito fiscale prodotta da questi servizi per migliorarli negli aspetti produttivi e tecnologici.

Da tempo gli italiani all’estero si sentono dimenticati dalla Madre Patria. I segnali sono molteplici e sono avvertiti in particolare dalle associazioni. Come e chi difende gli italiani dalle insidie che giungono da chi li dovrebbe tutelare?  
I profondi cambiamenti sociali, culturali e dei tempi della vita che si susseguono in questa transizione avviata con il nuovo millennio hanno forti ripercussioni sulle certezze che ci hanno accompagnato nel passato. E’ questa un’opportunità per rimodellare anche i nostri modelli di riferimento, perciò bisognerà costruire strumenti sociali e associativi capaci di orientarci nel presente e porsi nuovi obbiettivi. All’estero non servono né leader, né capi popolo ma organizzazioni capaci di rappresentare gli interessi diffusi e partecipativi delle nostre comunità. Questo compito possono assumerlo ancora le associazioni alla stregua di quanto hanno creato nel passato adeguandolo ai tempi e alle esigenze delle società moderne.

La SAIG ringrazia il Segretario Schiavone per averci concesso questa intervista.

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