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Berna: sabato la manifestazione della SCAGI in difesa dei Corsi di Lingua e Cultura Italiana (ex CASCI)

La Segreteria Cantonale delle Associazioni dei Genitori Italiani (SCAGI) Berna ha organizzato per sabato prossimo, 25 marzo, una manifestazione per chiedere che i corsi gestiti fino a luglio 2022 dal CASCI vengano riattivati da agosto 2023; che i corsi ex-CASCI vengano assegnati ad un ente gestore affidabile; che vengano creati nuovi corsi nelle località che registrano l’arrivo di numerosi nuovi connazionali; e, infine, che il servizio prestato dai docenti degli enti venga totalmente equiparato a quello dei docenti MAECI. La manifestazione si terrà dalle 9.00 alle 12.00 alla Helvetiaplatz a Berna.


“Non possiamo accettare che vi siano corsi di serie A (quelli gestiti dai docenti MAECI) che hanno diritto di esistere e corsi di serie B (quelli gestiti dall’ente gestore CASCI di Berna, che si tengono spesso in località lontane dai grossi centri urbani, bloccati da agosto 2022)”, spiega l’associazione dei genitori. “È compito delle autorità diplomatico-consolari e dei politici attivarsi affinché a tutti gli alunni e le alunne venga garantito il diritto all’istruzione nella propria lingua e cultura”.

I corsi a Berna sono stati sospesi nell’agosto 2022: “insegnanti e personale amministrativo del CASCI sono senza stipendio da gennaio 2022”, riporta la SCAGI Berna, che aggiunge: “sulle cause della grave situazione creatasi i pareri sono discordanti: il mancato versamento dei contributi da parte del MAECI di Roma secondo il CASCI; una cattiva gestione amministrativo-finanziaria secondo altri”.

“L’ente CASCI di Berna - che nella Circoscrizione Consolare di Berna gestiva 35 corsi nell’anno scolastico 2021-2022 (24 a livello elementare e 11 a livello medio) – riporta ancora l’associazione dei genitori - secondo il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale non avrebbe rispettato gli adempimenti amministrativi richiesti dalla legge italiana e per questo motivo non ha ricevuto i contributi arretrati che attendeva dal MAECI. A causa delle gravi condizioni finanziarie l’Ente non è stato più in grado di proseguire l’attività didattica da agosto 2022. A farne le spese sono quanti lavoravano per l’ente (8 docenti e un’impiegata amministrativa che non hanno ricevuto lo stipendio per il lavoro effettuato da gennaio a luglio 2022 e non lavorano da agosto) e circa 400 scolari/e – e non solo quelli/e di origine italiana - che desiderano perfezionare le loro conoscenze della lingua e della cultura italiana, e da agosto 2022 sono costretti/e a non poter frequentare i corsi o a frequentare i corsi affidati ai docenti italiani di ruolo, in località spesso lontane dalle sedi dove si tenevano i corsi sospesi”.

Erano 400 gli allievi e le allieve di scuola primaria e secondaria che seguivano i corsi di lingua e cultura italiana gestiti dall’ente CASCI nell’anno scolastico 2021-2022: “due ore settimanali complementari alle lezioni di italiano (facoltative) che sono spesso previste nei piani scolastici degli istituti comunali e cantonali elvetici”, spiega la SCAGI Berna, prima di ricordare che “i corsi di lingua e cultura italiana da 50 anni rappresentano una delle basi per la diffusione dell'italiano nella Svizzera tedesca e francese. In Svizzera questi corsi, vengono impartiti in tutti i cantoni (ad eccezione delle regioni italofone in Ticino e Grigioni Italiano), e sono gestiti in parte direttamente dagli Uffici Scolastici dei Consolati con personale di ruolo inviato dal MAECI, e in parte – dal 1993 - da sette enti (ECAP a Basilea, CASCI a Berna (al momento i corsi sono sospesi), CIPE a Neuchâtel e Friburgo, CASLI a Zurigo, LCI a San Gallo, CAE a Ginevra e CPSI a Losanna), con personale docente assunto in loco che fornisce lo stesso servizio dei docenti di ruolo, ma il cui lavoro è sottopagato e non valorizzato rispetto a quello dei colleghi di ruolo”.

“Ai genitori – precisa l’associazione – viene chiesta una partecipazione finanziaria per allievo/a che può arrivare fino a 300 franchi, ma che resta facoltativa; quasi sempre tale quota di partecipazione viene pagata solo dai genitori degli alunni che frequentano i corsi gestiti dagli enti gestori”.

La SCAGI Berna riporta infine i pareri di Michele Schiavone, Roger Nesti e del Console di Zurigo Gabriele Altana: “Michele Schiavone, segretario generale uscente del Consiglio generale degli italiani all’estero, sostiene che “Non è ravvisabile dolo o malagestione da parte di questi enti, la colpa è da attribuire a una normativa macchinosa e poco flessibile che non tiene conto delle specificità di ciascun Paese”. A suo parere le varie scadenze amministrative, in particolare la rendicontazione indispensabile per il successivo ottenimento dei contributi statali e l’approvazione del progetto relativo al nuovo anno scolastico, sono incompatibili con le norme e i calendari scolastici di molti Paesi. Inoltre le due circolari ministeriali adottate nel 2020 e nel 2021 in merito alla regolamentazione dei corsi hanno creato oggettive difficoltà a livello contabile e amministrativo a questi enti, rileva Michele Schiavone”.

“Dello stesso parere – continua SCAGI – è Roger Nesti, coordinatore degli Enti gestori in Svizzera, secondo cui le nuove norme “hanno creato difficoltà finanziarie e incertezze su competenze e ruoli”. Più nel dettaglio si è passati dal contributo al funzionamento degli enti al contributo su progetto, che Roma si riserva di valutare prima di decidere sul finanziamento, un aspetto questo che, a detta del responsabile dei corsi Ecap di Basilea, ha ridotto le spese ammissibili e conseguentemente i margini di manovra per gli enti.

Pareri sostanzialmente condivisi anche dal console di Zurigo Gabriele Altana, che su media online ha riferito che “negli ultimi mesi la rendicontazione si è rivelata difficoltosa, di conseguenza, non è stato possibile erogare ulteriori contributi, conducendo ad una situazione di disagio finanziario dell’ente”. Secondo Roger Nesti andrebbero assolutamente rivisti alcuni punti della recente circolare per consentire agli enti di fare il necessario salto di qualità, sostiene il dirigente Ecap. È infatti un rischio attribuire la gestione di somme elevate a strutture costituite su base volontaria: “O cambia la circolare o la natura degli enti””.

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