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Politicanti e rappresentanze all’estero: chi difende gli italiani?

Al giorno d’oggi, se volessimo dare un’interpretazione sullo stato di salute della comunità italiana all’estero, ci scontreremmo con diverse tematiche contrastanti dovute anche ai cambiamenti delle fasce emigratorie che hanno trovato un percorso più facilitato quanto all’integrazione. Ciononostante, il progresso e le nuove tecnologie utilizzate dalle amministrazioni italiane all’estero, purtroppo non sono, al momento, risolutive per moltissimi connazionali che si trovano a fronteggiare procedure complicatissime, difficilmente comprensibili e non supportate da un parallelo servizio “customer”.


Tutto questo rende ingestibile e inaccessibile un ordinario servizio consolare come, ad esempio, comunicare un semplice cambio di indirizzo tramite il sistema denominato FAST-IT (Farnesina servizi telematici per gli italiani all’estero), iscriversi all’AIRE oppure tentare di prendere un appuntamento per rinnovare passaporto o carta di identità e si deve attendere di andare in Italia per rinnovare documenti fondamentali per la vita di tutti i giorni.

Sistemi telematici che invece di semplificare la vita dei cittadini, l’hanno ulteriormente complicata. Non si comprende il motivo per cui lo Stato italiano non autorizzi i consolati ad avvalersi della collaborazione dei Com.It.Es., o anche dei patronati, per agevolare la preparazione delle pratiche dando cosi un aiuto concreto sia ai connazionali che non riescono da soli a sbrogliarsi nel caos delle procedure telematiche previste, sia ai consolati stessi.

Emigrazione storica: tra rassegnazione e ripugnanza
Quasi tutte le fasce dell’emigrazione storica, ancora oggi in stragrande maggioranza, non riescono a gestire queste nuove tecnologie e penano fortemente per richiedere e ricevere i servizi a loro destinati dai consolati o chi per loro. I sistemi tradizionali per prendere contatto con il Consolato non esistono più. Sono tanti a lamentarsi che, ai telefoni predisposti nessuno risponde mai, non ci si può recare in sede senza un appuntamento che diventa difficilissimo prendere per mail, soprattutto per chi le mail non le ha mai utilizzate. I disservizi si moltiplicano. Oramai nella comunità degli italiani il Consolato viene ritenuto un ufficio inutile e inaccessibile. Se si tenta di prendere un appuntamento all’ufficio notarile di un qualche Consolato, che si occupa di legalizzare le firme su procure o dichiarazioni sostitutive oppure formalizzare rinunce all’eredità, spesso si viene invitati a contattare un notaio straniero locale, che ha costi enormi rispetto a quelli che si affronterebbero con il Consolato.

A causa di questo tipo di servizio/disservizio rivolto a queste fasce di italiani, si percepisce da parte loro una palese rassegnazione che tende ad allontanarli dal “concetto Italia” all’estero, dando ragione a chi vuole eliminare le rappresentanze all’estero quali i Comitati degli Italiani all’Estero (Com.It.Es.) e magari, perché no, il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE).

Expat e nuova emigrazione
Se l’emigrazione storica viene spesso abbandonata dalle rappresentanze istituzionali e ricercata dai politici solo per i propri bisogni elettorali, la nuova emigrazione e gli expat, sono, invece, al centro dell’attenzione come un trofeo da elogiare. Questo fattore sempre più d’attualità, crea maggiormente una screpolatura insanabile tra la comunità italiana all’estero e nuoce notevolmente all’immagine dell’Italia fuori dai confini.

Italiani contro gli italiani
Che gli italiani siano un popolo solo sulla carta è oramai universalmente risaputo. Vediamo una sorta di unione/complicità solo in occasioni sportive. Ma quello che fa ancora più male e fa restare basiti, è constatare che all’estero si osteggiano le associazioni italiane presenti sul territorio proprio da chi dovrebbe difenderli. Questo suggella quello che, personalmente, considero un comportamento becero tra connazionali, dettato da invide o preconcetti spregevoli e ingiustificati.

Entità di utilità collettive, collettori di interessi importanti che vengono attaccati, controllati, e intimiditi affinché si allineino alle richieste del prescelto di turno o di pendolari a rendere servizi ai connazionali.     

In conclusione
Il fatto che gli italiani siano rassegnati non vuol dire che non sono in grado di difendersi o di accettare uno status quo, non vuol dire che siano pronti a perdere la libertà di esprimersi nei modi e nei tempi desiderati, non vuol dire rinunciare ai propri diritti o rimanere impotenti di fronte ad eventuali ingiustizie o totalitarismi. Tutto ha un limite anche il limite degli incarichi a cui si è chiamati a rappresentare.

Una delle cose importanti nella vita è credere in quello che si fa e, quando si sceglie la strada dell’irreprensibilità, si deve essere consapevoli di operare nella piena convinzione e nell'onestà intellettuale, perché, quando si è soli con la propria coscienza, ci si rende conto che sono tante le persone disponibili a sostenerti e pochi quelli che credono alle fandonie dei fallaci, dei burattinai ambulanti ed altri ceffi machiavellici poco propensi ad affrontare la vera realtà. 

Viviamo circondati di problemi, tragedie e drammi: la guerra Russia-Ucraina; la Pandemia Covid che non si riesce a domare; le conseguenze drammatiche dei cambiamenti climatici, le guerre e la fame nel nostro pianeta. E mentre il mondo va in rovina ci sono coloro che, a vario titolo, ebbri di potere, si occupano di cose insignificanti che tendono soltanto a creare dissidi e a rovinare rapporti nella comunità italiana e, potenzialmente, anche quelli con le istituzioni locali.

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