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IL PARTITO DEMOCRATICO LA CASA DEI SOCIALISTI E DEMOCRATICI

Da socialista ho sostenuto e mi sono impegnato con L’ULIVO e, successivamente, ho contribuito alla nascita del Partito Democratico unitamente a tanti altri che provenivano da una storia di sinistra (ex PCI) oppure da una esperienza nel cattolicesimo democratico (ex DC). Una nuova formazione che ritenevo potesse riempire quello spazio lasciato vuoto dopo la scomparsa del partito socialista dalla scena politica italiana e che, in Europa, era rappresentato dal PSE. Dopo alcuni anni dalla sua nascita il PD continuava, tuttavia, ad essere ancora (quantomeno a livello dirigenziale) una confederazione di “ex” e quindi faticava a darsi una sua identità, una sua anima. Una situazione anomala, per un nuovo partito politico, spesso denunciata anche dal sottoscritto in varie sedi ed in più occasioni.


Poi è arrivato sulla scena politica nazionale il giovane Matteo Renzi (con una storia personale da ex Margherita, da presidente della provincia di Firenze ed infine da sindaco del capoluogo) e nel frattempo si sono avvicinati al PD molti “nativi” senza alcuna precedente esperienza politica, cioè “ex” di niente. Un giovane Matteo Renzi (troppo giovane per la politica italiana?) che, forse, preso sottogamba dagli allora vertici del PD (vi trovo un’analogia con la storia dell’ascesa alla segreteria del PSI del giovane Bettino Craxi), in breve tempo, ha conquistato la segreteria del partito vincendo le Primarie contro Pierluigi Bersani e rimuovendo gran parte della vecchia nomenclatura del PD nazionale. Con questo suo attivismo Renzi è riuscito, infine, a dare al partito una chiara fisionomia politica di sinistra riformista, che ancora non aveva, facendolo aderire al Partito Socialista Europeo. E, una volta alla guida del governo del Paese, sia pure in coalizione con NCD di Angelino Alfano, il giovane Matteo Renzi è riuscito a fare quelle riforme di sinistra che il Paese attendeva da anni: dai diritti civili al lavoro, alle tasse, all’ambiente, al sociale, alla giustizia, alla sicurezza, alla cultura, alla scuola, alla riforma della Pubblica Amministrazione.

Ovviamente si poteva anche fare di più e di meglio secondo il solito “benaltrismo”, facile a parole, delle opposizioni ma governando (specie se in coalizione) non sempre si accontenta tutti e si possono commettere anche degli errori, come in effetti ne sono stati commessi. Tuttavia il bilancio della legislatura appena terminata - con i suoi tre governi di Letta, Renzi e Gentiloni - può definirsi certamente positivo anche se è mancata all’appello la Riforma costituzionale (a proposito, qualcuno ha notizie dei vari professoroni e dei vari leaders politici che, denigrando quella riforma, promettevano agli italiani che in pochi mesi si poteva fare una riforma migliore e non anticostituzionale?). Si, un bilancio positivo anche per le politiche a favore degli italiani all’estero dove si è invertita, finalmente, la tendenza al ribasso del recente passato, come è stato onestamente riconosciuto dallo stesso Consiglio Generale degli Italiani all’Estero nella sua ultima assemblea generale di novembre e, per rimanere in Svizzera, pure dalla stessa assemblea nazionale del PD elvetico - tenutasi a Berna lo scorso 26 novembre - dove si sono scelte le candidature “svizzere” per le prossime elezioni politiche del 4 marzo da indicare alla Direzione nazionale del PD.

Dopo di che, alla vigilia delle recenti festività, arriva il regalo di Natale di alcuni esponenti del PD svizzero (e di altri dirigenti europei), tra cui la presidente ed il segretario della Federazione, nelle vesti di un loro comunicato stampa con il quale annunciano l’uscita dal partito “non ritenendo più questo PD la loro casa”! Tra questi perfino qualcuno (sic!) che aveva accettato proprio lo scorso 26 novembre di essere candidato nelle liste del PD in Europa alle prossime elezioni politiche. Cosa sia accaduto, a distanza di pochi giorni dall’assemblea del 26 novembre, per farli ricredere sul loro partito ed indurli improvvisamente ad avere una così drastica e negativa considerazione del PD, tanto da decidere di uscirne, non è dato sapere. Un’ipotesi potrebbe essere quella che non abbiano saputo resistere - nel clima pre-elettorale - a qualche forte richiamo che giungeva dalla foresta della politica romana ma è, e resta, ovviamente, solo un’ipotesi. Peraltro l’uscita dal PD di alcuni di questi (momentaneamente?) senzatetto, in effetti, è una non-sorpresa giunta a scoppio ritardato poiché in molti si pensava ad una loro possibile uscita dal partito già al tempo della scissione di Bersani ed a quell’epoca ci stupimmo piacevolmente che non fosse avvenuta. Pertanto è solo la tempistica di questa loro decisione che ha lasciato perplessi e riteniamo che, come si diceva un tempo, siano semplicemente “dei compagni che sbagliano” e quindi è auspicabile un loro ripensamento perché questa loro uscita dal PD non può che dispiacere e procurare amarezza a quanti, come il sottoscritto, hanno combattuto fianco a fianco con loro in tante battaglie politiche.

In ogni caso, oggi, si deve prendere atto di questa loro decisione ed il PD svizzero deve rimboccarsi le maniche per riorganizzare immediatamente la struttura del partito sul territorio per poter affrontare al meglio le imminenti sfide elettorali che si terranno in Italia il prossimo 4 marzo (elezioni politiche nazionali, nonché rinnovo dei Consigli regionali in Lazio e Lombardia)!

Dino Nardi, iscritto PD

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